Il settore agricolo si conferma il più green. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sulla green economy, redatto grazie alla collaborazione di Coldiretti per il settore agro-alimentare, secondo il quale quello primario è il comparto del made in Italy dove con convinzione si investe di più nell’economia “verde”, con un 49,1 per cento seguito del legno-mobile (30,6 per cento), dalla fabbricazione delle macchine ed attrezzature e mezzi di trasporto (30,2 per cento), dal comparto alimentare (27,7 per cento contro una media del complesso dell’industria e dei servizi del 22 per cento).
L’agricoltura e il settore agroalimentare rappresentano dunque un nuovo modello di sviluppo in grado di coniugare competitività sui mercati internazionali e sostenibilità, ripartendo dai territori, in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale, e dalla creatività delle piccole e medie imprese che insieme rendono distintivo il marchio Italia.
La nostra agricoltura è una delle più competitive a livello europeo con primati nel valore aggiunto per ettaro (2.181 euro/ha, il triplo di quello del Regno Unito, il doppio della Spagna, quasi il doppio della Francia, 1 volta e mezza di quello tedesco), occupati agricoli ad ettaro (10,1 ogni 100 ha, il triplo rispetto a Francia, Germania e Spagna, quasi 6 volte quello del Regno Unito), export nel mondo e sicurezza alimentare.
Riguardo a questo ultimo aspetto, basti pensare che il settore agricolo tricolore vanta il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento), inferiori di 5 volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento). Risultati importanti, raggiunti anche grazie alla scommessa sulla qualità e sulla sostenibilità. Quasi la metà (49,1 per cento) delle imprese con produzione prevalente agricola con dipendenti, infatti, negli ultimi tre anni (2010-2012) ha adottato metodi e tecnologie per la riduzione dei consumi di energia ed acqua. Si tocca la punta del 63 per cento nel settore delle coltivazioni di serra e dei vivai.
Sono inoltre italiane le esperienze più avanzate nel campo della chimica verde e dei biocombustibili: realizzati partendo da coltivazioni dedicate in aree marginali o dai materiali di scarto di quell’agricoltura cui dobbiamo oltre 4mila specialità tradizionali regionali, 255 Dop, Igp, Stg, e che, con quasi 50mila operatori e 1,2 milioni di ettari, è uno dei leader mondiali del biologico. Ed è nel nostro Paese che la ricerca sulle fibre tessili riciclate, tinte magari utilizzando colori naturali non inquinanti e a km zero, sposa la moda e diventa tendenza.
Il rapporto prova a dare anche delle indicazioni sulla costruzione delle politiche pubbliche, auspicando una politica industriale che faccia perno sulla valorizzazione dei nostri pilastri – manifattura, turismo, cultura, agricoltura – e indicando proprio nella sostenibilità la via da seguire.
6 Novembre 2013
Rapporto green economy 2013, il settore agricolo si conferma il più “verde”