Sbloccare la legge sull’etichetta d’origine di tutti gli alimenti; attuare la semplificazione per alleggerire un carico burocratico che fa perdere cento giorni di lavoro alle imprese agricole; concretizzare l’internazionalizzazione per aprire nuovi mercati. Sono queste le tre cose da fare entro i prossimi mesi, secondo quanto dichiarato dal presidente Sergio Marini nel chiudere i lavori dell’assemblea nazionale di Coldiretti, davanti ai quindicimila agricoltori presenti al Palalottomatica di Roma.
Per Marini, “non è accettabile l’assenza di una legge chiara sull’etichettatura. E l’Europa, cercando la via del compromesso, ha deciso di metterci altri tre anni per risolvere la questione. Da qui un forte appello al Ministro Catania che in altre occasioni si è dimostrato coraggioso”.
Con il recente vertice di Bruxelles la politica ha dimostrato che può recuperare la sua sovranità e l’Italia può tornare ad avere il ruolo che merita nei confronti degli altri Paesi membri. “La politica - ha sottolineato Marini - ha battuto un colpo anche grazie alla minaccia di veto dell’Italia che non bisogna avere paura di usare nei momenti centrali”.
Ma occorre anche “cogliere l’occasione della spending review per togliere di mezzo una volta per tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impresa vera 100 giorni l’anno. Il vero vantaggio di una spending review “possibile” - ha dichiarato Marini - non è solo nel taglio del personale pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprenditori perdono per stare dietro alle carte. Non vanno certo eliminati quegli adempimenti che garantiscono la sicurezza alimentare e ambientale che qualificano il nostro Made in Italy ma la mole di pratiche che la burocrazia oggi richiede va sicuramente snellita.” Bisogna poi creare un percorso di penetrazione dei mercati internazionali.
“E’ assurdo – ha sottolineato Marini - che il 200-300 per cento del mercato potenzialmente assorbibile al mondo noi lo lasciamo occupare dai falsi”. “Il nostro – ha poi ribadito il presidente di Coldiretti - è un modello per tutti. Non è auspicabile l’invenzione di vie di sviluppo che sono lontanissime dalla nostra storia. Torniamo a fare quello che sappiamo fare bene: grande cibo, grande territorio, grande innovazione, grande creatività. Ci sarà sempre un mercato più vasto che cerca prodotti con queste componenti immateriali”.“Torniamo a fare l’Italia – ha concluso Sergio Marini -. E’ questa l’Italia che vogliamo. E’ quella che faticosamente stiamo costruendo”.