La frutticultura campana particolarmente pregiata per i suoi prodotti è al collasso. Le migliaia di aziende impegnate sono sull’orlo di un baratro. 30-40 centesimi pagati ai produttori per un chilo di pesche rispetto ai 70 - 80 centesimi dell’anno scorso, 30-40 centesimi per le albicocche, assenza di mercato per mancanza di richiesta per nettarine, susine e pesche gialle. Una situazione resa ancora più stridente col confronto con i prezzi che i consumatori devono pagare sui banchi della frutta a non meno di un 1,80 – 2 euro con forti probabilità di compare merce non italiana. Nonostante le avverse condizioni climatiche con persistenti piogge nel periodo di fioritura e con prodotti già maturi, forti grandinate e trombe d’aria che hanno pregiudicato il 60% del raccolto, l’esigua parte buona che dovrebbe essere collocata a prezzi più alti non riesce a trovare mercato a causa di un crollo di richieste. I mercati tradizionali non ritirano. Rispetto all’anno scorso la grande distribuzione sta ritirando il 60% in meno e il prodotto di taglia più piccola non ha trovato il tradizionale sbocco sui mercati dell’Europa dell’est, mentre per i quantitativi da destinare a succhi e marmellate vengono offerti dall’industria non più di tre centesimi e per la maggior parte della produzione e i prezzi riconosciuti ai frutticultori non coprono nemmeno i costi di produzione. Il prodotto locale resta abbandonato sugli alberi, a danno di consumatori e imprese, con ripercussioni anche per il prossimo futuro perché, quasi a fine campagna di raccolta, oltre ad essere gravemente compromessa la remunerazione di un duro lavoro, con questo stato di crisi sarà veramente difficile pagare i fornitori, la concimazione, la potatura, le rate dei mutui bancari e quelle contributive ed altro ancora. Senza contare la seria ipoteca che si sta configurando sulla futura continuità produttiva di uno dei principali comparti trainanti dell’agricoltura regionale e importante fonte di alimenti salutari.
Per la frutticultura campana la situazione è sempre più drammatica con un crollo dei prezzi corrisposti in azienda del 70 per cento e con nemmeno la collocazione di una utilizzabile parte di una produzione di circa 4 milioni di quintali, fra pesche, nettarine e susine, mentre le importazioni di prodotto senza garanzie di qualità aumentano con arrivi da paesi Ue ed extracomunitari - denuncia la Coldiretti Napoli che invita a cogliere il vero valore dei pregi qualitativi della produzione e del lavoro delle imprese campane, evidenziando l’importanza di consumare frutta con il caldo e raccomandando ai consumatori di richiedere, cosi come prescritto dalle norme vigenti in materia, l’indicazione dell’origine del prodotto che acquistano.
Tante le varietà tipiche regionali pronte e praticamente insostituibili per alimentarsi con poca spesa in maniera sana e gustosa e appagare importanti esigenze nutrizionali e generali insoddisfazioni con i loro ammalianti nomi, profumi, sapori dolce aciduli e contenuto di fibre sali minerali evitamine A,B,C. Dalle pesche Royal glory, Rich lady, Elegant lady, giunte finora a maturazione, a quelle in arrivo sul mercato come la Rome Star, la Sinphonie, la Suncres, la Fayette, la Oer fino alle percoche Baby e Terzarole, tradizionalmente consumate dopo essere stata messe a bagno nel vino.
Il 27 % della produzione italiana di pesche arriva dalla Campania dove vengono prodotte 230 mila tonnellate l’anno di pesche e percoche e 50 mila di nettarine. Sono 10 mila le aziende per 21 mila ettari impegnati. Di minore entità, ma di maggiore importanza, la produzione di albicocche che impegna 5 mila ettari di territorio regionale per 62 mila tonnellate l’anno di produzione pari al 40% del totale nazionale. La produzione di quelle tipiche vesuviane è di circa trecentomila quintali.
L’aggravarsi della crisi che sta interessando il comparto frutticolo rende necessario, nella prospettiva di costruire con il coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera nuove ed efficaci strategie per il suo rilancio, destinare possibili risorse finanziarie, oltre che per garantire alle imprese agricole il consolidamento delle passivita' a medio-lungo termine con il sistema bancario, anche per il possibile aumento del prezzo dei prodotti ritirati dai mercati, dalla grande distribuzione e dall’industria per la trasformazioni in succhi e marmellate e per far fronte al pagamento degli oneri contributivi a decorrere dal mese di settembre, una prima significativa azione – evidenzia il presidente di Coldiretti Napoli Emanuele Guardascione- che va perseguita con determinazione fino in fondo per consentire alle aziende in difficoltà di superare la grave crisi economica in atto, contestualmente all’avvio di un rinnovato impegno a monte e a valle della filiera produttiva per nuove occasioni di sviluppo. Per il comparto, Coldiretti ha avviato la definizione di un piano per una organica riforma strutturale. In tal senso vanno il progetto per una Filiera agricola tutta italiana Progetti Integrati di Filiera del Psr 2007-2013 e quelli proposti per con la programmazione del nuovo PSR .
di costruire con il coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera nuove ed efficaci strategie per il suo rilancio, destinare possibili risorse finanziarie, oltre che per garantire alle imprese agricole il consolidamento delle passivita' a medio-lungo termine con il sistema bancario, anche per il possibile aumento del prezzo dei prodotti ritirati dai mercati, dalla grande distribuzione e dall’industria per la trasformazioni in succhi e marmellate e per far fronte al pagamento degli oneri contributivi a decorrere dal mese di settembre, una prima significativa azione – evidenzia il presidente di Coldiretti Napoli Emanuele Guardascione- che va perseguita con determinazione fino in fondo per consentire alle aziende in difficoltà di superare la grave crisi economica in atto, contestualmente all’avvio di un rinnovato impegno a monte e a valle della filiera produttiva per nuove occasioni di sviluppo. Per il comparto, Coldiretti ha avviato la definizione di un piano per una organica riforma strutturale. In tal senso vanno il progetto per una Filiera agricola tutta italiana Progetti Integrati di Filiera del Psr 2007-2013 e quelli proposti per con la programmazione del nuovo PSR .