Le prospettive di sviluppo dei settori flororovivaistico e ortofrutticolo legate all’approvazione del Piano Urbanistico Comunale: è stato il tema di un convegno organizzato da Coldiretti Napoli nell’Aula Consiliare del Comune di Sant’Antonio Abate.
Al dibattito, che ha affrontato  il dimensionamento e la disciplina delle aree agricole  nella proposta di Piano Urbanistico Comunale   con le osservazioni e le proposte modificative  di Coldiretti, hanno preso parte Tammaro  Chiacchio consulente giuridico della Coldiretti Prisco Lucio Sorbo direttore di Coldiretti Napoli  e il consigliere  comunale Francesco Palumbo  in rappresentanza del Sindaco Antonio Varone. Sul tavolo le proposte di Coldiretti per l’agricoltura locale, per sottolineare il ruolo trainante del comparto ortofloroviaistico  nell’assetto economico,  occupazionale e ambientale locale. In particolare il confronto si è articolato sulle richieste circa la riduzione di vincoli urbanistici  che penalizzano le attività agricole.
Il PUC ha delineato un’area a classificazione agricola semplice oltre un’area a classificazione agricola con vincolo di tutela sottraendo all’agricoltura i terreni maggiormente fertili del territorio comunale in contraddizione con la loro vocazione, depotenziando e compromettendo le pur rinvenibili e dimostrate possibilità di evoluzione del comparto agricolo locale. Con le osservazioni formulate Coldiretti ha chiesto una rivisitazione della proposta di PUC che elimini la zona agricola di tutela assorbendola in quella semplice.
La  realtà agricola abatese costituisce un elemento di traino determinante per l’economia e la salvaguardia del territorio – ha evidenziato il direttore della Coldiretti campana Prisco Sorbo – e vanno garantite tutte le possibilità di poterle consentire di manifestare al meglio tutte le grandi sue potenzialità.
 L’agricoltura abatese è una realtà di 199 aziende iscritte alla Camera di Commercio che insieme ad altre 404 assuntrici di manodopera impegnano circa 25.879 giornate lavorative. Un sistema agricolo ricco di potenzialità il cui sviluppo è inscindibilmente legato – rileva Coldiretti - a  indispensabili interventi di razionalizzazione dei modelli organizzativi delle unità produttive  e a una mirata e programmata infrastrutturazione dei luoghi tale da consentire l’adeguamento tecnologico delle strutture aziendali